domenica 4 maggio 2014

Il centro commerciale (autunno 2013)


E la galleria alla sera digrada
lenta verso un opaco
buio e il grigio rugginoso
delle saracinesche - tutto chiuso -
rivela il suo volto.

Gli imbellettati morti
imboccano il viale della notte.
I sorveglianti sbarrano lo zoo,
nel venire a mancare
del vorticar-ossessivo danzare.

"Amami miasma, non mi lasciare!",
sembra dire il vago
volgo restìo,
                          intrucidito e
cacciato così a forza
dal loculo
                          dell'immaginario;
dal necessario.

Indugia,

              indugia pure ma -
vai
via,
              vattene!
                                         Infine, vai!

Il freddo pungiglione decembrino

vertigine lampione
(marcio soccorso)

sei solo, coglione.
Sprofonda in quel
                                         morso

che t'appare
(e nel punto cieco scompare)
crudele ora sul sangue
quant'è la luce sull'ustione.

Anche quello, lo sai?
                                        E' danzare.
(Sempre 'l nume all'uomo è strazio)

Osserva osserva in quel freddo, Orazio
- prima che il foglio vada a strozzare.

2 commenti:

  1. bravo! Bei versi, molto ben costruiti e originale anche dal punto di vista grafico...e, quel che più conta, capaci di far pensare...

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    1. Oh cielo, ho ricevuto un commento. E' un momento storico. Tu stessa, essendo la prima della storia, sei un essere storico ora.
      (Mi spiace :P )

      Ti ringrazio per i complimenti, doppiamente graditi in quanto provenienti da un'altra poetessa. Per l'accorgimento grafico ti riferisci allo spostamento a destra di alcuni versi? Perché in tal caso non è una cosa del tutto nuova: io per esempio ho appreso quella tecnica in Caproni, spiegata da Ciro Masella, e in effetti non è un accorgimento solo grafico, ma influenza la lettura in un modo molto preciso!

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