mercoledì 28 maggio 2014

15 segni di intelligenza nel ventesimo e ventunesimo secolo


1. Uno spiccato senso dell'ironia, conquistato non contro, ma grazie a una radicata tendenza al sentimento assoluto e idealistico. Fare molta autoironia, o nessuna.
2. Un'infanzia e/o adolescenza problematiche, a seguito di una maturazione ostinata a svilupparsi secondo linee non assimilabili alla media. Di conseguenza, avere difficoltà a ritrovarsi nelle categorie con cui gli altri si descrivono (un esempio a caso: l'"intelligenza").
3. Se si prende sul serio la vita, si è incapaci di prendere sul serio la scienza; e viceversa (finché, dopo diverse vite, non si sviluppa magari una sana disgiunzione fra la serietà come atteggiamento e la serietà come peso che si subisce dalle cose).
4. Difficoltà ad avere a che fare con gli altri, o perché si è troppo socievoli e si è stati costretti dalla logica della tribù a diventare riservati, o per via del contrario.
5. Più si va avanti con gli anni, più si amano gli animali e/o i bambini. A meno che non si conservi una certa paura degli adulti, non rendendosi conto che anche loro, in fondo, sono bambini.
6. Amore per il giocare, comunque si declini.
7. Istintiva diffidenza per il sociale, il comunitario, il nazionale, lo statale - a meno che non vi si partecipi, "serissimamente".
8. Istintivo odio, diffidenza o paura per il lavoro come "occupazione" - specialmente se non se ne ha uno.
9. Istintivo odio per la scuola (ma esiste anche l'opzione di odiare tutto il resto).
10. Istintivo amore o interesse per le cose che appaiono strane, assurde, difficili, sconvolgenti, forse per un senso di profonda affinità con ciò che si trova abituale.
11. Non sentire niente quando si commuovono tutti. Occasionalmente, commuoversi per cose che non vede nessuno (perché non le vede nessuno).
12. Capire istintivamente quando gli altri non stanno capendo quello che dicono. Per questa ragione, farsi dei problemi infiniti sul senso di quello che la gente abitualmente dice. A meno che non si sia capaci di fottersene.
13. Capire facilmente quasi tutto, ad eccezione del senso delle astrazioni formali, della finanza e del comportamento sentimentale degli esseri umani del sesso opposto. A meno che non si sia capaci di fottersene.
14. Considerare una qualsiasi lista o categorizzazione inesauribile, e quindi un po' stupida. Amare tutto ciò che dichiara la propria unicità, anche patologica, e non è elencabile a fianco di nient'altro (meraviglia come inizio della filosofia) (la scienza come eterna scategorizzazione gaudente del reale).
15. Considerare il "genere", sia esso "scientifico" o di "intrattenimento" - poniamo, ad esempio, le liste come questa - come qualcosa di poco serio, da deturpare per strapparne il senso (Bene che "vince la sfida del modale"). Ad esempio, se si sta parlando dell'intelligenza, menzionare che l'intelligenza menziona l'intelligenza, di modo che (poiché "non esiste metalinguaggio") si capisca che il discorso era sull'intelligenza della stupidità - e, forse, si sorrida.

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